Con il gergo “polpaccio”, si è soliti indicare una zona anatomica assai corposa situata nella porzione distale degli arti inferiori. Di numero doppio, un gruppo per emilato inferiore, si compone anatomicamente di 3 agglomerati muscolari robusti. Il tricipite della sura – vera nomenclatura medica – consta difatti dei due gastrocnemi (o gemelli, mediale e laterale) posti prossimalmente, che sormontano una regione muscolare più lunga ed affusolata, posta distalmente, denominata soleo. Quest’ultimo, a sua volta, concede l’attracco al poderoso Tendine d’Achille, che garantisce stabilità e fermezza durante la deambulazione.
L’annosa questione che ancora oggi miete dubbi tra i bodybuilders è conoscere quanto sia possibile sviluppare tale muscoli (compresi nella loro anatomica triade). Perché tale quesito, proprio per questa zona anatomica? Basti pensare che molti culturisti, incolpevolmente incapaci di gestire la volumizzazione dei polpacci, hanno più volte fatto ricorso alla chirurgia estetica.
Attraverso l’implantazione di protesi (parimenti a quanto accade nella mastoplastica additiva – protesi mammaria), si raggiunge, difatti, una proporzione armonica con il resto del corpo. Il soggetto artificiale viene inserito nella porzione sopramuscolare (o sottofasciale) e, solo di rado, sottomuscolare, onde evitare danni severi e probabilisticamente più eventuali al muscolo stesso o di natura neuronale. Protesi, ma anche “leggendarie” piastre in titanio (peraltro vietate da numerose associazioni culturistiche), si configurano quindi, nel nebuloso perché di cotanta complessità nello sviluppare questo agglomerato muscolare.
Ciò risiede in un’unica importante ragione genetico/anatomica. Il polpaccio è geneticamente progettato per sostenere il passo nella deambulazione umana, pertanto, dovendo “tollerare” il corpo in movimento e il continuo sovraccarico di peso (talora alternato) che si verifica durante la normale camminata, esso necessita obbligatoriamente di una innata capacità ipertrofica che lo rende già sviluppato, e ben più del resto del corpo. Verrebbe quindi spontaneo considerare che, rispetto agli altri muscoli scheletrici presenti nell’organismo umano, il tricipite della sura è già più voluminoso per una mera necessità deambulatoria.
Stante quanto detto, pertanto, tale muscolo non gode di grande sviluppo, malgrado esso venga ripetutamente allenato (come accade nelle sale attrezzi), e da quanto si evince dunque, è necessario talvolta doverlo “risvegliare” a suon di protesi!
Comments