Fegato e milza sono due organi con distinte funzioni ed entrambi localizzati nel tronco umano.
Il fegato, fondamentale per la vita al pari di cuore, cervello e polmoni, è la ghiandola umana più grande ed assolve a numerose funzioni organiche principalmente, ma non esclusivamente metaboliche; difatti esso, situato subito sotto il diaframma – tra colon e stomaco – consente la sintesi delle proteine del plasma, immagazzina il glicogeno, favorisce le funzioni cataboliche (di filtraggio e scarto delle scorie metaboliche), produce la bile (utile nei processi digerenti), ha funzione emopoietica (durante la fase fetale) e sostituisce la milza, quando essa è mancante, nelle mansioni di emocateresi (distruzione di globuli rossi per “rinnovamento” della popolazione sanguigna).
La milza, invece, è una ghiandola situata nel lato opposto a quello epatico (emilato sx del corpo umano) e che prende contatto con numerosi organi di tale sito: si affianca alla parete diaframmatica, è vicino al polmone sx, allo stomaco, al colon, al rene sx e disbriga funzioni principalmente linfatiche. E’ irrorata dall’arteria splenica ed è attraversata dalla vena splenica. Oltre all’importante ruolo di grande organo linfonodale, la milza ha compito ematopoietico (produzione di sangue) e facilita la maturazione dei globuli rossi.
Entrambi gli organi sucitati, si gonfiano di sangue durante l’allenamento. Prevalentemente negli esercizi aerobici (dunque di lunga durata), si è notato che entrambi le ghiandole vengono ad irrorarsi abbondantemente di sangue. Tale megalia comporta difficoltà respiratorie, poiché le dimensioni contrastano con quelle dell’ampliato volume polmonare, generando difficoltà a compiere il gesto motorio e fatica nella respirazione, con conseguente interruzione dell’allenamento.
In base a quanto fin qui descritto, la scienza ha – però – dovuto retrocedere vistosamente su una delle considerazioni sullo sport più antiche e “disoneste”.
Tale diceria, che ha per notevoli anni, conquistato la fama di gergo sociale, è in realtà stata recentemente smontata. Se per la porzione sinistra del corpo (milza), il dolore è IN PARTE realmente dovuto ad un ingrossamento sanguigno dell’organo con conseguente dolenzia e termine dell’esercizio fisico (che scompare, però, dopo breve tempo e non è pervenibile nei soggetti allenati), nel caso del fegato la discussione diviene più interessante ed scientificamente urticante. Il dolore che proviene dal cosiddetto “lato destro” del corpo, è in verità definito “ETAP” (Exercise Related Transient Abdominal Pain) – dolore addominale transiente connesso all’esercizio fisico. Tale acronimo viene attualmente utilizzato nelle scienze mediche e motorie per definire un dolore sport-correlato, proveniente dall’ipocondrio (settore anatomico circoscritto tra arcate costali e fianchi) e di cui non si conoscono ancora bene le cause. Oltre alla più classica e blasonata correlazione al rigonfiamento di sangue (da parte degli organi ivi situati), c’è chi sosterrebbe che tale dolenzia sarebbe dovuta, invece, al motivo esattamente opposto (mancanza di afflusso di sangue), o a movimenti inconsulti e mal gestiti durante l’attività (torsioni e rimbalzi violenti – come nel caso dell’ippica), od ancora ad eccessive elongazioni legamentose profonde…
Nel frattempo, buio fitto!
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