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Immagine del redattoreDavide Rizzi Personal Trainer

Elettrostimolatori Sportivi: Cosa c'è da Sapere


Per Elettrostimolazione si intende l’impiego di correnti elettriche a vario scopo. Attraverso l’attivazione di un macchinario apposito cui vengono collegati appositi elettrodi e, a loro volta, posizionati sulla cute, comincia l’interazione elettrica. Sarà capitato praticamente a tutti di notare in televisione, anche per caso, qualche pubblicità di elettrostimolatori. Ebbene, a parte il fisico divino del modello che si sottopone al trattamento (ed il cui fisico di certo non è stato ottenuto tramite l’apparecchio in questione), c’è però necessità urgente di compiere qualche importante passo indietro e comprendere appieno di cosa si stia realmente parlando.

In campo medico/fisioterapico l’elettrostimolazione è praticamente nota sin dagli albori: grazie all’utilizzo della corrente elettrica, è possibile sviluppare sensazioni benefiche indotte all’organismo. TENS, MENS ed altre correnti, tutte definibili in base alla loro modulazione, vengono già da tempo, infatti, proposte nelle numerose tecniche fisio/mediche come ausilio per la ripresa della migliore forma. Tali correnti, peraltro, hanno oramai largo campo di applicazione e la loro efficacia (come la loro innocuità) è ampiamente certificata e dimostrata negli anni, come da letteratura scientifica accreditata. In base ad alcune grandezze fisiche, si determina il tipo di corrente ed il tipo di beneficio che si intende indurre:

Per Frequenza, si intendono i numeri di impulsi emessi e misurabili in Hz (Hertz);

per Intensità, si intende la quantità di corrente elettrica erogata nell’unità di tempo e misurabile in mAh (milliampère);

per Ampiezza, si intende la durata dell’impulso elettrico, misurabile in μs (microsecondi).

Attraverso questi parametri, dunque, vengono a palesarsi forme elettriche diverse, con varia efficacia principalmente in campo medico e riabilitativo. La TENS (Trancutaneous Electrical Nerve Stimulation), ad esempio, è nota per la sua capacità antalgica, attraverso la quale agisce direttamente sui nervi, riducendo sensibilmente la stimolazione dolorifica.


In tale ambito scientifico, si annoverano anche MENS, Diadinamiche, di Kotz, Interferenziali, di Traebert, Rettangolari, Triangolari, Galvaniche, Faradiche, tutte con fine medicamentoso, poichè tutte giungono e lavorano sulla placca neuromotoria, punto di incontro tra muscolo e motoneurone (neurone atto al movimento). L’applicazione delle correnti a tale scopo, deve il suo studio e la sua messa in pratica a Guillaume Duchenne, medico neurologo francese dell’’800, che scrisse in merito alle osservazioni della distrofia muscolare (grave patologia caratterizzata da degenerazione progressiva muscolare con correlata debolezza ed atrofia del fuso motorio), già precedentemente studiata dal medico napoletano Gaetano Conte. Duchenne prima, e Schivardi (medico italiano dei primi anni del ‘900) poi, suggerirono dunque l’impiego di correnti elettriche nella medicina, con due fini: Antalgico (ovvero Antidolorifico, come già summenzionato) e Stimolatorio. Nell’ambito della stimolazione muscolo/nervosa, c’è da ammettere che ciascun distretto muscolare necessita di appropriata conduzione elettrica, modulata propriamente e fine ad evitare pericolosi “sovraccarichi” ai compartimenti anatomici (o, come spesso accade, fastidiose sindromi da arrossamento cutaneo o lievi principi di ustione epidermica). La stimolazione elettrica può avvenire sia nei casi di muscolo innervato (in cui si applica una corrente “rigenerante”), sia nel caso di patologie ben più gravi e complesse, in cui il muscolo appare denervato. In entrambi i casi, comunque, l’elettroterapia risulta necessaria per tessere un primo abbozzo motorio di “ripresa”, nonché per cominciare lentamente a ristabilire il normale trofismo (grandezza del fuso muscolare) di un muscolo ipotrofizzato, stato verso cui va inevitabilmente ed inesorabilmente incontro il muscolo che ha subito una lesione (muscolo/anatomica o neuro/motoria).


Alla rigorosa metodica elettromedicale dalla indubbia verità medico/scientifica, si aggiunge oggi, la disastrosa concezione ultramoderna di corrente elettrica “fit”. Partendo dal presupposto stimolatorio riabilitativo, il fitness, non lungi dall’aver, nel tempo, proposto folli assurdità dall’inutile aspetto marcatamente non-scientifico, ha “noleggiato” tale termine, affibbiando alla stimolazione muscolare medica, il concetto di stimolazione muscolare con fine estetico! Mai cosa fu più ridicola, eppure ad oggi gli EMS (Electrical Muscle Stimulation) o Elettrostimolatori da pubblicità, agiscono proprio cosi. Il principio fit-elettrico si fonda sulla diversità di tipologia di fibre muscolari e sulla loro possibilità di essere elettrizzate a differenti modulazioni di carica. Attraverso tale principio, dunque, si riuscirebbe ad indurre un reale beneficio fisico, parimenti a quello di un allenamento fitness. Un vero scempio è quello che solitamente viene proposto in televisione, in cui fisici scultorei indossano questi apparecchi, restando comodamente seduti sulla propria poltrona! Tanto assurdo, quanto falso!

Il principio cardine della volumizzazione muscolare è quello della contrazione, grazie alla quale il muscolo – contraendosi e rilassandosi (nelle reciproche ed alternate fasi concentriche ed eccentriche) genera aumento delle proprie fibre costituenti (in volume o in numero). Malgrado nell’elettrostimolazione si raggiunga il principio contrattile, mancano però due ASPETTI CARDINE che sono imprescindibili per ottenere il tanto agognato beneficio ginnico e, senza i quali, per contro, si può dichiarare CON ASSOLUTA SICUREZZA che gli ELETTROSTIMOLATORI SONO una BUFFONATA:

1)Contrazione Volontaria (o Attiva);

2)Lavoro con impiego di sovraccarichi.

Nell’elettrostimolazione il muscolo non si contrae volontariamente (passivo), ma subisce abbozzi motori (anche definiti suggerimenti tattili) indotti dalla corrente elettrica. La contrazione volontaria (o attiva), invece, in contrapposizione con quella passiva (da corrente elettrica) si differenzia poiché il muscolo è “conscio” del suo lavoro (esprimibile in Joule, J) ed è misurabile nella sua forza impressa per lo spostamento (volontario) di un corpo, nell’unità di tempo. Dunque, nell’elettrostimolazione ginnica, manca questo fondamentale presupposto. Pertanto, riassumendo:

· il muscolo con elettrostimolatore subisce la contrazione,

· il muscolo contratto volontariamente si contrae con allungamento e restrizione delle fibre muscolari.

In aggiunta a ciò, i pesi (o sovraccarichi) rinverdiscono tale principio, poiché soltanto attraverso l’utilizzo di questi (via via crescenti, come nel culturismo), l’impulso gradualmente accrescitivo diviene l’unico in grado di aumentare lo spessore ed il numero delle fibre muscolari.

Pertanto è bene fare attenzione alle sterminate buffonate che si disperdono nell’ambiente televisivo.


Discorso leggermente diverso, poi, è quello delle tute elettrostimolatrici che vengono indossate durante l’allenamento, e che sono attualmente in voga tra le ultime frontiere del fitness. In questi casi il muscolo beneficia, RELATIVAMENTE, delle doppia contrazione muscolare (attiva ed indotta o passiva), poiché il soggetto è sottoposto a correnti modulate e contemporanee, sinergicamente allenandosi; ciò, sembrerebbe riscuotere un positivo effetto soprattutto sul metabolismo, inducendo una maggiorata perdita di peso.

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