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Un Blocco Insormontabile

Immagine del redattore: Davide Rizzi Personal TrainerDavide Rizzi Personal Trainer

Uno dei più frequenti errori in cui comunemente cascano gli istruttori è quello del momento anamnesico. Per anamnesi si intende quella fase antecedente all’allenamento, in cui il tecnico di sala attrezzi, nel porgere il benvenuto al nuovo cliente, propone obiettivi, conosce il nuovo atleta ed allestisce un programma di allenamento. Ebbene, in tale circostanza, sarebbe sempre opportuno – dimenticanze permettendo – porre quesiti piuttosto accurati ed “indiscreti” circa lo stato di salute del cliente, affinchè si possa stilare una tabella di esercizi idonea alle esigenze richieste. E’ d’altronde risaputo che un comunissimo fastidio alla schiena, può, al contrario, celare problematiche molto più serie e, nel contempo, è altresì vero che una sofferenza ad una prima vertebra dorsale, ad esempio, non potrà esser trattata identicamente ad una dodicesima dorsale, soltanto perché entrambe le ossa appartengono alla stessa regione! Ecco, dunque, perché appare più che necessario affidarsi ad un trainer preparato che badi notevolmente alla fase anamnesica, attraverso la quale possa interpretare il volere del “paziente/cliente” nel migliore dei modi.


I più comuni paramorfismi (alterazioni modificabili – e dunque non definitive - della morfologia anatomica umana) che si riscontrano nel genere umano sono: le ipercifosi dorsali (facilmente pervenibili negli scolari ed in chi è obbligato a rimanere a lungo seduto per motivi di lavoro), le iperlordosi lombari (più frequentemente evidenziabili nelle donne) e le dolenzie lombari in genere, usualmente causate da eccessivi stress e compressioni discali, con conseguenti infiammazioni nervose (vedi sciatalgia).

Il plesso delle spalle, nomignolo affibbiato nello “slang” italiano per sintetizzare un vasto agglomerato ventrale umano, coinvolge una miriade di muscoli, superficiali e profondi, atti a rinforzare l’unione articolare tra arti superiori e tronco e si palesa principalmente nei muscoli scapolari, trapezi, dorsali, rotondi, deltoidi, romboidi e spinati. Tale complesso è coinvolto, in maniera secondaria, nella funzione posturale – diretta in prima linea da addominali, lombari e muscoli del core – ed è, dunque, finalizzata a sorreggere e rinvigorire la suddetta zona, raddrizzando la schiena. Un errore, però, comune di numerosi istruttori è di incrementare il volume muscolare (cosa peraltro consigliata come soluzione ai disagi posturali) della medesima zona, senza agire di stretching. I movimenti miorilassatori e decontratturanti tipici dello stretching, agiscono sulla predetta zona inducendo una proficua lassità muscolare. V’è infatti da dire che spesso i muscoli, nelle quisquiglie posturali, rimangono contratti e dolenti, acquisendo nel tempo le tipiche deformazioni rachidiane. Accrescere il volume muscolare ancor prima di imbattersi in sedute di stretching può

risultare, dunque, un clamoroso errore; la muscolatura, oramai accresciutasi, incrementa il proprio stato trofico e la propria tensione, aumentando la dolenzia. Un muscolo più grande, inoltre, “rinchiude” il corpo in una posizione culturistica che difficilmente viene “dimenticata” in seguito dall’organismo e che talvolta stona con i corretti canoni posturo-motori.

Pertanto, è fatto vivo consiglio di avviare una tabella dedicata di stretching che consenta dapprima lo scarico tensivo muscolare, dopodichè procedere con i movimenti volumizzanti!

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