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Mental Coach?

Immagine del redattore: Davide Rizzi Personal TrainerDavide Rizzi Personal Trainer

Trovare una collocazione lavorativa, nei tempi attuali – ancor più se si vive in Italia -, non è cosa facile e pare che, negli ultimi periodi, la ricerca sia divenuta sempre più complessa, probabilmente perché influenzata da un mondo sempre più avido di titoli post-laurea, e da un’epidemia in corso che, principalmente nel belpaese, ha beffato numerose categorie di lavoratori con sonori licenziamenti ed iniqui trattamenti socio-economici.


Tra le voci più richieste, allorquando si è in procinto di inviare una candidatura di un curriculum – o quando si è in colloquio di lavoro -, l’attività di “problem solving” è una di quelle che impera; praticamente con tale denominazione anglosassone, si è soliti intendere la capacità di “risolvere un problema” aziendale, che si sia in gruppo o in una professione che vede coinvolto il singolo candidato. L’esaminatore, dunque, valuta molto positivamente lo spirito propositivo dell’esaminato e la sua abilità di destreggiarsi in gruppo (anche in qualità di leader), nonché il suo potere di sbrogliare impedimenti, trovando soluzioni rapide, sicure (e talora poco dispendiose economicamente). Ulteriori abilità vengono solitamente ben accolte da parte dell’azienda, soprattutto quando esse siano state acquisite durante precedenti esperienze – meglio se nel medesimo settore – e sempre finalizzate alla capacità di districarsi accuratamente ed in modo illeso, da annose questioni professionali.

Malgrado le enormi diversità biologiche connotino ciascuno di noi con differenti capacità e caratteri, ogni essere umano vanta determinate abilità e conoscenze, nonché peculiarità caratteriali che, chi più chi meno, si espletano nella vita di ogni giorno. Da qui, dunque, si desumerà che il coraggioso, ad esempio, non avrà timore di un lancio nel vuoto col paracadute, e per contro l’introverso si sentirà maggiormente a suo agio nell’imbattersi nella lettura di un libro, accompagnandosi – forse – ad un buon thè e ad un brano di musica classica, e così via… Ognuno, quindi, è dotato di numerosissime e differenti capacità, ma tutti sono esseri umani!


Ultimamente, e non a caso soprattutto nel periodo pandemico, si è notevolmente accresciuto il numero di “insolite” figure “professionali (o meglio “autoprofessionalizzate”) che si sono autoproclamate Mental Coach. Con tale titolo, acquisito presso istituti non meglio definiti, o addirittura mai esistiti, tali figuri hanno preso piede con la scusa di un momento economicamente arduo, per affiorare con teorie sovente strampalate e senza senso. Il mental coach non ha titolo, non vanta corsi di studio seguiti per “professare” il proprio credo, ma è – al momento – un mistico mentore dotato di buona capacità di linguaggio, con veloce capacità di “vendere” ciò che le persone vogliono sentirsi dire. Al pari, quindi, di un abile incantatore di serpenti, il mental coach assurge al magico livello di maestro shaolin, senza avere ALCUNA REALE PREPARAZIONE in merito! Nello specifico, questi stregoni millanterebbero la capacità di indurre gli ascoltatori ad "eviscerare" le proprie abilità di "problem solving" (per l'appunto) nel mondo sociale e professionale, scagionandoli dalle difficoltà caratteriali personali e vincendo, finalmente, i loro timori per raggiungere gli agognati traguardi lavorativi. Tale mistura psico-personalizzata, degna di una chimera tra uno psicologo ed un personal trainer, creerebbe appunto il mental coach.

Affinchè si comprenda meglio il rischio che potrebbe generarsi allorquando ci si affidi a pusillanimi del genere, basterebbe conoscere – per inverso - i motivi per i quali NON bisognerebbe ascoltare costoro:

· Il mental coach NON E’ uno psicologo, pertanto NON HA capacità di ascoltare le reali necessità del soggetto.

· Il mental coach NON FA RIFERIMENTO ai bisogni psico-socio-economo-attitudinali del singolo soggetto (poiché TOTALMENTE SPROVVISTO di tale capacità, acquisibile con specifici studi), ma si attiene ad un becero parlare populista, oggettivo ed oratorio (spesso ben condito da termini aulici e forbiti) che non rientra obbligatoriamente nella soggettività di colui che lo ascolta.

· Il mental coach NON E’ A CONOSCENZA dei reali impedimenti del soggetto a cui fa riferimento, ignorandone (COSA ASSAI GRAVE) le sue celate reticenze, che potrebbero essere anche frutto di problematiche serie, più recondite e talvolta di origine psicopatologica: fornire un consiglio errato, potrebbe determinare soluzioni spaventosamente pericolose e dannose, o quantomeno improduttive.

Volendo escludere, quindi in conclusione, la piaga isterica che ha portato i tanti al riconoscimento dei mental coach come “factotum” delle risoluzioni aziendali, è fatto vivo INVITO a tutti coloro che ritengono di “soffrire” di problematiche a sfondo personale, fisico o lavorativo, di RIVOLGERSI CON CURA e FIDUCA PIENA agli esperti del settore, designati come tali e RICONOSCIUTI, diffidando caldamente da BUFFONI e GIULLARI DI CORTE IMPROVVISATI che infestano la rete, senza titoli, né studi adeguati, che ubriacano il popolo internauta con balorde bestialità da bettola!

Come è già accaduto, e sempre accadrà, ad ogni asperità c’è il relativo esperto per la risoluzione:

· Psiche -> Psicologo, Terapisti etc.

· Corpo -> Medico, Fisiatra, Personal Trainer etc.

· Diritto -> Giuristi, Avvocati, Notai etc.

…e via discorrendo.

Gli altri ai pascoli a belare.

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