Era il lontano 1977 quando irruppe nelle televisioni di mezza America un gigante super muscoloso e verdastro, che della rabbia ne faceva suo pane quotidiano. Hulk, questo era il suo nome, raggiunse ben presto la fama di supereroe, non soltanto nei fumetti, ma anche in tv ed avrebbe, di lì a poco, infiammato i televisori delle case di mezzo globo terrestre. Il mostruoso energumeno dal tenero cuore, era in realtà interpretato abilmente da Lou Ferrigno, celebre culturista degli anni ’70 e facente parte di una generazione di bodybuilders che, ad oggi, vengono meritevolmente ed obiettivamente definiti mitologici. Sostanzialmente, infatti, il trentennio che trascorre dagli anni ’60 (del novecento) in poi, è ricordato come uno dei più ricchi e sontuosi per il bodybuilding mondiale. Durante quel fastoso periodo si scazzottavano a suon di muscoli genti del calibro di Sergio Oliva, Franco Columbu ed il già citato Ferrigno; nel frattempo Joe Weider inaugurava il primo Mr.Olympia (massima competizione del settore) e Larry Scott (che avrebbe poi progettato la sua imperitura panca per bicipiti) ne vinceva la prima edizione. I successivi anni ’70 ed ’80 partoriscono puri guerrieri come Arnold Schwarzenegger (che diverrà tanto celebre sui palchi culturistici quanto nelle sale cinematografiche hollywoodiane), Tom Platz, Lee Haney, per poi inoltrarsi nel decennio dei ’90 in cui Dorian Yates e Ronnie Coleman la faranno da padroni.
Dunque questo trentennio ha regalato emozioni ed esperienze magiche al bodybuilding, che ne ha abbondantemente fruito in termini di maggiorata popolarità e visibilità. Un periodo anche definibile pionieristico, nel quale l’avventato approccio agli esercizi da parte di alcuni atleti, talvolta sprovveduto e pericoloso, ha però contribuito ad accrescere le tecniche degli attuali workout ginnici. Ecco perché oggi numerosi atleti “over” rimembrano malinconicamente questa “età d’oro”, sintetizzandola nel singolo lemma di Old School.
A dire il vero, insiemisticamente parlando, il sopracitato concetto racchiude in sé un nutrito groviglio di storie, sacrifici e stili di vita che sarebbe ingiurioso circoscrivere alle sole esperienze culturistiche da palcoscenico. In quel tempo, infatti, proprio come hanno inizio le narrazioni bibliche, per indicare un momento storico tanto vetusto quanto prezioso, il bodybuilding finalmente fu in gran spolvero, prendendo vita sottoforma di esercizi più o meno utili, più o meno pericolosi. Si tratta, difatti, di veri e propri “animali estinti”, le cui primitive rimembranze appartengono oggi ad un passato che non c’è più. Si parla, ad esempio, di Lento Dietro con il bilanciere (bandito per i grossi rischi rachidiani potenzialmente cagionabili), di Lat Machine Dietro (“bannata” per i dolorosi danni cervicali ai quali si sarebbe andati incontro), ma anche di puzzo di umido e vaselina dei macchinari inceppati, dell’impiego di mezzi culturistici “di fortuna” con i quali proseguire nel workout, nonché delle talora inguardabili saldature eseguite dal torvo proprietario di palestra, atte a sopperire, come unico mezzo di salvataggio nel mare in burrasca, ad un cavo ancora cigolante e pericoloso.
In buona sostanza, questo periodo, che ha tanto regalato, e nettamente in contrapposizione con l’ultra-ergonomica filosofia dei training moderni, è altresì un momento di riflessione al quale ogni atleta dovrebbe volgere sovente lo sguardo ed attingere, affinchè abbia piena capacità di assorbire quanto fin qui impartito dai giganti del tempo che furono, dunque senza dimenticare le proprie origini sportive.
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